venerdì 1 maggio 2009

Ora, fragile, con delicatezza, ora.

Vorrei affondare le unghie e lasciare per l'ultima volta il mio segno. Questo ancora perchè ho paura di svanire nel nulla e non essere più ricordata. Ma ecco che il permettere agli altri di vivere mi è così insopportabile, ingestibile...perchè non permette la mia vita, così legata indissolubilmente a questo. Lasciarli andare delimita il mio confine di un'unica persona...sono 1 persona, non ci sono altri pezzi, non più altre ramificazioni rubate agli altri. Ma la mia anima schiaffeggiata piange ancora e non è in grado di vederne la bellezza. Ora non c'è più nessuno, non c'è più nient'altro, e ora posso lasciare ogni tentativo di fuga da ciò che sono, e finalmente diventarne parte.
Chiara affronta, ORA, questa sofferenza (da mesi ti aspetta e sai che non se ne andrà...)

2 commenti:

Veggie ha detto...

Hai ragione, finchè non decidiamo di affrontarle, finché non decidiamo di prenderle di petto, le difficoltà della vita non se ne vanno... Magari crediamo che svaniscano nel momento in cui cerchiamo di celarle a noi stesse... Ma quelle sono sempre lì, in agguato, nietro quella porta che gli abbiamo sbarrato contro per non vederle... e bussano... e quel suono finisce per far impazzire...
Gli altri possono essere devastanti, ti capisco in pieno in questo, non sai quanto... Ma si può riuscire anche a delimitare dei confini che, per quanto mantengano a distanza, pssono servire per lo meno a protegere...
E non è col dolore che si uccide il dolore - consapevolezza maturatà con difficoltà e tanto tempo - ma se ne apporta solo altro...
Per vincere il dolore... Bisogna cercare di fare a meno del dolore...
A tanti ho rinfacciato che non hanno il coraggio di soffrire. Subito dopo mi è venuto in mente che non ho mai avuto il coraggio di non soffrire. Quanta paura che fa la serenità. Ed è per questo che si continua ancora a lottare contro noi stesse. Ma la lotta, la lotta che intendiamo, non è questa. La lotta che intendiamo è la quotidiana accettazione della nostra bellezza disarmonica contro mille e poi mille resistenze. È la corsa forsennata verso farfalle che non si lasciano acchiappare. Tra pietre e farfalle, pur di avere “qualcosa subito”, si possono raccogliere pietre all’infinito, riempirsi di immobilità e di morte all’infinito, infondo sono più accessibili, non volano via, sono molto più rassicuranti. Ma la vita è qualcosa che sguiscia, che vuole essere inseguita, è qualcosa di leggero e fragile, solo sfiorarle un’ala può comportare la fine del suo volo. Eppure la morte non riempie mai. Lascia un vuoto simile al buco allo stomaco. Credo che sia la vita ciò di cui si ha fame.

Chiara ha detto...

Oh sì, quanta forza ci vuole per decidere di smettere di soffrire!!!
(grazie per le tue parole!PREZIOSE!)