lunedì 19 gennaio 2009

Identità

Alcune le ho lasciate cadere,
altre me le sono strappate dal petto.
Ora ne rimango senza, neppure la notte me ne torna indietro una.
Al mattino sento tutta la mancanza di quel peso che prima mi opprimeva, e che ora che non c'è, non mi definisce più,
ed io, io ,io ,io, non so definirmi più.
Senza di loro, senza poi volerne altre,
Chiara è sei lettere
.
La parola prende vita nella bocca di chi mi sta accanto,
se non vedo nessuno... o se nessuno vede me...
Guardano chi io in quell'istante ho portato in superficie, guardavano, ora non ne ho più nessuna,
e Chiara è sei lettere.
Senza di loro, ho provato la tua,
te l'ho rubata, ed ora me la sento sporca, non so se ridartela.
Ora ho i tuoi capelli, ho il tuo colore sulla pelle,
ho la forma del tuo corpo, ho i tuoi vestiti, persino il tuo lavoro,
in dieci anni te li ho presi, perchè non avevo altro che il peso delle mie ossa che sporgevano, ormai senza muscoli nè carne, perchè ormai i mie occhi stavano per chiudersi davanti a te,
te l'ho fatta vedere, la MortE (quello che io ho sentito tu l'hai visto).
Nell'aggrapparmi alla tua fiducia te le ho strappate.
Ora, tra le mie mani, vedo tutto il loro valore nel passato,
e tutta la mia colpa del presente, di questa mattina.
Non ne voglio più degli altri, le mie però non le conosco, non le distinguo,
e Chiara rimane sei lettere.
... ne avrò il piacere!

4 commenti:

Squilibrato ha detto...

Ciao Chiara,
ho visto che ti sei aggiunta da me, ricambio con piacere.

Molto affascinanti le parole che hai utilizzato.

Leggo che ti interessi di psichiatria... bene, io sono uno squilibrato.

Anche il mio nome ha sei lettere. Sono solo sei lettere.

Veggie ha detto...

Anche il mio nome è sei lettere... Veggie... Ma qualcosa le ha prese, e non c'è niente che possa tornare indietro. Non se non lotto per riconquistarlo. Tutto quello che avevo, se l'è portato via. Rimangono solo giorni pieni d'ossessione e di vuoto. La morte l'ho vista almeno 2 volte, forse ho fatto solo finta d'ignorarla, in realtà la corteggiavo, ci flirtavo...
Ma tu... tu pensa che non hai nessuna colpa. Aver paura non è una colpa. Aver scelto un male per proteggerci da quello che reputavamo un male maggiore non è una colpa.
Una colpa è, semma, non combattere per cambiare le cose. Ma tu lo stai facendo. Sii fiera di te. Così tanto da non poterlo quantificare. Nè in lettere e men che mano in numeri.

Chiara ha detto...

E' la rabbia, che rimane, perchè non si riesce a perdonare(forse non si è proprio capaci), ma non la puoi riversare verso gli altri perchè potresti ucciderli, e allora l'unico bersaglio rimane te stessa... quanta rabbia... ti sembra che il petto da un momento all'altro possa scoppiare, ma non succede e rimane tutto dentro, e si alimenta, si alimenta, si alimenta... avrà mai fine questa sorgente?

mIsi@Mistriani ha detto...

perdonare è una delle cose piu' difficili.
perchè si continua a pensare alla sofferenza[alla propria sofferenza]e a come l'altro influisca spesso in modo non trascurabile su quella sofferenza.

la sorgente non smette di autoalimentarsi..ma si potrebbe cercare di limitarne il flusso,facendo scorrere se stessi nelle giuste direzioni..mettere la rabbia nel canale della rabbia,e verso le persone che davvero la generano..e l'amore nel canale dell'amore verso chi davvero amiamo.
[forse così sarebbe piu' semplice non prendersela con se stessi]


[quell'occhio,che hai scelto come immagine..
{..non so.mi sa di familiare..}]